Falerio Pecorino, questo sconosciuto…
Ad un anno dalla messa in vendita della nostra prima bottiglia di Falerio Pecorino facciamo un po di chiarezza.
Il territorio Fermano, terra di grandi vini, dove si sviluppano diverse realtà vinicole molto importanti, deficitava di un vino bianco DOC di importanza, mentre la provincia di Ascoli si godeva il suo bell’Offida Pecorino DOC, il fermano si doveva “accontentare” del Falerio dei Colli Ascolani DOC, ottimo, veramente ottimo vino ma mai decollato veramente, quindi che si è fatto? Per rendere più uniforme la produzione e creare maggiore appeal anche per i bianchi fermani, i nostri tecnici hanno creato due tipologie: l’Offida DOCG Pecorino per l’ascolano e il Falerio DOC Pecorino per il fermano, dando così più lustro e importanza alla zona ascolana meritevole di avere riscoperto e dato forza e notorietà a questo vitigno autoctono e dando la possibilità al territorio fermano di utilizzare il Pecorino assoluto o quasi (da disciplinare minimo 85 %) per il proprio bianco che qui riesce a dare un eccellente prodotto.
Noi della Cantina Di Ruscio abbiamo subito creduto in questo “nuovo” vino, portandolo con onore al Vinitaly 2012 conquistando infatti l’interesse di qualche giornalista curioso di vedere la prima DOC del fermano, passata la manifestazione, la vendita del nuovo prodotto ha avuto alti e bassi (la vendita, non la qualità ;)), vittima anche della poca informazione a riguardo, la domanda più frequente che sentiamo in negozio è “ma avete mischiato il Falerio col Pecorino?” Assolutamente no! Il Falerio Pecorino è una sottodoc del Falerio in cui almeno l’85% dell uvaggio è pecorino e nel nostro caso il 100%! Quindi quale modo migliore che la nostra produzione per assaggiare questo bianco che sta spopolando in Italia e inizia a muovere i primi passi all’estero, il mio invito è quello di non fermarsi al nome, al blasone, all’etichetta, ma è quello di provare, assaggiare, criticare, informarsi sul mondo del vino e le sue infinite sfaccettature e sarete piacevolmente sorpresi 😉
Buon assaggio a Tutti!
A integrazione aggiungerei che la Doc Falerio Pecorino, nata nel 2011, ha di fatto realizzato due obiettivi:
1) consentire l’indicazione in etichetta del nome del vitigno base, ai vini ottenuti da vigneti posti al di fuori della Doc Offida (che era la sola a poter vantare il diritto d’indicazione in etichetta del vitigno Pecorino).
2) operare una forma di tutela nei confronti di viticoltori che avessero investito in impianti di Pecorino, perchè convinti del potenziale e delle prospettive di mercato di questa uva, ma che non potevano sufficientemente promuoverla, stante l’inadeguatezza della precedente normativa.
Ciao Rinaldo, grazie delle note aggiuntive, ma secondo te, non era meglio allargare la zona di produzione dell’Offida DOC Pecorino alle due province, Ascoli e Fermo, piuttosto che creare una nuova DOC, creare una nuova DOCG con conseguente aumento di costo del prodotto?
A integrazione aggiungerei che la Doc Falerio Pecorino, nata nel 2011, ha di fatto realizzato due obiettivi:
1) consentire l’indicazione in etichetta del nome del vitigno base, ai vini ottenuti da vigneti posti al di fuori della Doc Offida (che era la sola a poter vantare il diritto d’indicazione in etichetta del vitigno Pecorino).
2) operare una forma di tutela nei confronti di viticoltori che avessero investito in impianti di Pecorino, perchè convinti del potenziale e delle prospettive di mercato di questa uva, ma che non potevano sufficientemente promuoverla, stante l’inadeguatezza della precedente normativa.
Ciao Rinaldo, grazie delle note aggiuntive, ma secondo te, non era meglio allargare la zona di produzione dell’Offida DOC Pecorino alle due province, Ascoli e Fermo, piuttosto che creare una nuova DOC, creare una nuova DOCG con conseguente aumento di costo del prodotto?
…bhè questo è proprio un caso emblematico di come non si riesca a fare squadra, neanche all’interno di piccoli contesti geografici.
ognuno tira l’acqua al suo mulino!
nel caso specifico è evidente che si sarebbe dovuti arrivare ad un compromesso, che avrebbe dovuto tener conto, non tanto delle aspirazioni di un areale o dell’altro, quanto della valorizzazione del vitigno.
non so se c’erano degli ostacoli legislativi insormontabili che avrebbero portato poi a una modificazione del nome della denominazione, però fatto salvo tale oggettivo possibile ostacolo, mi pare che sarebbe stato più utile modificare in senso restrittivo la Doc Offida, come appunto è stato fatto oggi con la Docg, ma estenderne i confini geografici.
ciò avrebbe evitato complicanze per il mercato, che si districa male tra quest’infinità di denominazioni e avrebbe al contempo salvaguardato le esigenze della qualità produttiva.
ma purtroppo manca per ora, chi è capace di creare coesione nel settore.
…bhè questo è proprio un caso emblematico di come non si riesca a fare squadra, neanche all’interno di piccoli contesti geografici.
ognuno tira l’acqua al suo mulino!
nel caso specifico è evidente che si sarebbe dovuti arrivare ad un compromesso, che avrebbe dovuto tener conto, non tanto delle aspirazioni di un areale o dell’altro, quanto della valorizzazione del vitigno.
non so se c’erano degli ostacoli legislativi insormontabili che avrebbero portato poi a una modificazione del nome della denominazione, però fatto salvo tale oggettivo possibile ostacolo, mi pare che sarebbe stato più utile modificare in senso restrittivo la Doc Offida, come appunto è stato fatto oggi con la Docg, ma estenderne i confini geografici.
ciò avrebbe evitato complicanze per il mercato, che si districa male tra quest’infinità di denominazioni e avrebbe al contempo salvaguardato le esigenze della qualità produttiva.
ma purtroppo manca per ora, chi è capace di creare coesione nel settore.
Come sempre chi ne paga le conseguenze è il consumatore intrecciato nella ragnatela di sigle nomi e doc… Confermo quanto scritto sopra, non fermiamoci al nome o al blasone e il più delle volte al prezzo, fuori c’è un mondo di piccoli produttori che fanno dei vini unici! Assaggiate, visitate le cantine, informatevi dai produttori! Noi siamo qui che non aspettiamo altro!
Come sempre chi ne paga le conseguenze è il consumatore intrecciato nella ragnatela di sigle nomi e doc… Confermo quanto scritto sopra, non fermiamoci al nome o al blasone e il più delle volte al prezzo, fuori c’è un mondo di piccoli produttori che fanno dei vini unici! Assaggiate, visitate le cantine, informatevi dai produttori! Noi siamo qui che non aspettiamo altro!